lunedì 6 ottobre 2008

Scenderemo nel gorgo

Vi sarete accorti che da un po' mi sento maliconica, soprattutto di mattina.
Esco di casa che è ancora buio, salgo in auto, affronto le prime curve salendo sulla collina.
Quando arrivo in cima e comincio a scendere, attraverso le fronde comincio ad intravvedere l'alba e dovrei gioire. Invece pensieri tristi affollano la mente.Cerco di scacciarli scuotendo la testa.
Ma loro sono lì.
Sembrano piccoli ragnetti che si aggrappano con le loro zampine al mio cervello.
Sono zampine sottili eppure sono tenacissime.

Stamattina a questi pensieri tristi, faceva compagnia il verso finale di una poesia di Pavese:
"... Scenderemo nel gorgo muti".

Voglio condividerla con voi.

Di Cesare Pavese

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Cosí li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

22 marzo '50

1 commento:

Oscar ha detto...

Scenderemo sicuramente nel gorgo ... come dice anche una biografia su Jim Morrison ... nessuno uscirà vivo di qui ... ma speriamo non adesso e il più tardi possibile. Di cose da fare ce ne sono ancora tante ...